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In breve

L'area qui considerata abbraccia l'Asia centrale e meridionale, il continente australiano e le isole circostanti. Nel suo complesso, questo gruppo di produttori si trova ad avere un output stazionario da circa un decennio, coprendo ad oggi poco meno di un decimo del fabbisogno globale di petrolio.

Sorprendentemente grande risulta essere il gap tra i consumi di petrolio e le produzioni disponibili: i grandi importatori dell'area, Cina e Giappone, hanno accresciuto le proprie dipendenze dall'estero anche per espandere apparati industriali ormai considerevoli.

Il caso cinese e' particolare: questa nazione produce un enorme quantitativo di carbone, vero motore della sua economia e delle sue esportazoni. Questo fatto spiega la capacita' cinese di sopportare forti spese per l'acquisto di combustibili liquidi.

Tra i produttori di petrolio dell'area, l'India rappresenta certamente al meglio cio' che i tecnici del settore chiamano "plateau ondulato": la produzione indiana oscilla attorno a 30 - 40 Mt/anno da piu' di vent'anni, e risulta ben lontana dal poter coprire le esigenze di questo enorme paese.

A destare preoccupazione sono pero' i produttori in declino: l'Indonesia, un tempo importante esportatore di petroli, oggi vede ridimensionare il proprio ruolo a causa della combinazione di incremento dei consumi interni e caduta delle produzioni. Ad aggravare il problema, il ridursi delle disponibilita' di gas naturale, altra importante risorsa per gli indonesiani.

Anche Australia e Brunei non sembrano navigare in buone acque: le loro variabili produzioni di petrolio sono oggi posizionate al di sotto dei massimi storici; particolarmente nel caso australiano, sono attese a breve riduzioni di produzione significative a causa del previsto declino di alcune importanti aree estrattive.